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Gran parte delle Corporate sta utilizzando la partecipazione in start-up come uno dei motori dell’innovazione; Le start-up detengono innovazioni di prodotto e tecnologia sostenibili, ma ricorrono a ecosistemi di accelerazione per:

1) Finanziare il proprio capitale circolante e di “primo distacco”

2) Garantirsi una significativa pipeline commerciale

3) Rafforzare la propria credibilità

Allo stesso tempo le Corporate attingono all’innovazione delle start-up fornendo in cambio una risposta alle tali sfide.

Sul mercato si osservano in modo diffuso due modelli estremi di accesso alle start-up tra i quali si possono immaginare diverse configurazioni intermedie;

Il primo modello prevede la partecipazione come landing partner a fondi verticali (es. EnergyTech di CDP) promossi da SGR istituzionali o private; il secondo si articola sul lancio di programmi interni di Corporate Venture Capital dedicati a tecnologie target (eventualmente identificate attraverso programmi di Open Innovation).

Purtroppo ciascuno di questi due modelli pone la corporate di fronte a un significativo profilo di rischio che cresce al crescere del numero e dell’aggressività delle start-up presenti sul mercato; nel modello di partecipazione a fondi verticali le corporate affrontano rischi principalmente legati a investimenti attraverso fondi comuni (la Corporate non ha alcun controllo sulla start-up, benché partecipi significativamente all’equity); nel modello di Corporate Venture Capital, al contrario la corporate affronta rischi legati all’operatività (la start-up incubata richiede notevoli coinvolgimenti e il lavoro è spesso risorsa scarsa per le Corporate) e all’investimento in equity (spesso non strategico o addirittura mal visto nella strategia della corporate).

Come risposta a tale scenario, si comincia a diffondere in alcuni mercati avanzati un modello innovativo che mitiga fortemente tali rischi. In tale modello la Corporate sfrutta canali di selezione esterni (es acceleratori, network di professionisti, Università etc.) per identificare start-up che abbiano prodotti/tecnologie valide e un management credibile. Si struttura un contratto di early adoption con la start-up stessa in modo tale da:

1) Finanziare il capitale circolante senza dover investire in equity

2) Conferire credibilità alla start-up senza dover intervenire direttamente nell’operatività

Esiste però un fattore chiave di successo imprescindibile su cui le Corporate, in particolare italiane, devono ancora lavorare: la rapidità della due diligence tecnologica prima della early adoption. Le start-up, infatti, non sopportano periodi di 18-24 mesi di test prima di avere risposte concrete e questo per molte corporate è ancora un problema…

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